"IL SINTOMO È UN ATTO DI CREATIVITÀ CHE INCLUDE UNA SOFFERENZA." V. UGAZIO
Questa citazione è uno stralcio di una lezione universitaria della mia docente di Psicologia Clinica. È entrata nella mia mente anni fa e ci è rimasta come pilastro professionale. Ogni tanto la ripenso e la gusto nuovamente, la trovo magnifica perché in estrema sintesi esprime due significati importantissimi.
1. Il sintomo è segno di sofferenza: chi si rivolge ad uno psicologo non è “un matto” o “qualcuno che non ce l’ha fatta o non ce la fa”. È qualcuno che soffre. La sofferenza segna, paralizza, rende la vita difficile. Per questo la sofferenza va prima di tutto riconosciuta. Spesso la manifestazione del sintomo aiuta anche la persona stessa a riconoscere che sta attraversando un passaggio importante e che qualcosa deve cambiare, così può diventare la strada per poter accogliere e alleviare il dolore. Ecco che un sintomo, se accolto, riconosciuto e trattato nel modo adeguato, insegna che il dolore non è inutile.
2. Il sintomo è un atto creativo: Wow! La nostra mente (e il nostro corpo che fa vivere la nostra mente) è meravigliosamente potente! Crea. In modo unico. Un sintomo, seppur includa una sofferenza, porta con sè una spinta creativa. Inizialmente si declina solo nella “fantasia sintomatica”, ma successivamente si sprigionerà nel cambiamento di salute.
Da questa riflessione, cresciuta per me negli anni di studio e di esperienza clinica, ho scelto e affinato una serie di tecniche psicologiche che mi piace definire "creative". Con i bambini e i ragazzi uso spesso il disegno e i colori per far esprimere loro il mondo emotivo interiore e i vissuti sociali. Ma trovo illuminanti anche le tecniche espressive narrative nei percorsi individuali con gli adulti, nei momenti di sostegno alla genitorialità o di mediazione dei conflitti familiari. Quanto può svelare di noi, a noi stessi, un'immagine! Quanto ritroviamo di nostro in un video!
Sulle mie pagine professionali social, racconto queste esperienze. Le avete già lette? Vi aspetto anche lì!
Perché amo questo spunto, rubato e incastonato nei miei appunti da giovane universitaria? Perché per me rappresenta la bellezza dei processi mentali e relazionali, anche quando sono colpiti dai sintomi di una fatica, di un blocco o di un disturbo. Per me sono nodi della storia di una persona e scioglierli insieme a chi soffre, per me, è appassionante.
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