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Immagine del redattoreMarinella Vicini

Nastri, elastici e fiocchi: riflessioni intorno al Covid-19


In giorni di rara quiete e relax, quello delle vacanze, quello in cui il tempo si ferma e lo spazio diventa un panorama insolito, ripenso ai mesi del picco del Covid per noi bergamaschi, per la mia famiglia e per me.

È comparsa nella mia mente un’immagine: un elastico spesso e duro che funziona bene come una fionda.

Ho pensato alle mie vicende personali e a quelle che custodisco nel mio lavoro. Ho pensato a tutte le persone che ho accompagnato e che sto accompagnando. Sto pensando a voi e a tutti coloro che hanno sofferto e faticato sotto ogni punto di vista. Siamo stati davvero “tesi”, “tirati” e per certi versi lo siamo tutt’ora e, credo, lo saremo sempre. Abbiamo conosciuto la tensione che diventa un laccio stretto alle viscere, che sale in gola, che ingolfa i pensieri e diventa ansia, poi angoscia, che indurisce il cuore e porta a lunghi silenzi o caldissime lacrime. Abbiamo conosciuto la tensione che diventa stress e si rafforza in momenti di rabbia. Abbiamo conosciuto la tensione che ci ha lasciati senza parole e smarriti in un’incertezza senza precedenti. Siamo come un elastico e siamo stati davvero tirati alla nostra massima estensione.

Immaginatevi tesi così: nella parte più tetra delle vostre sofferenze e dei vostri pensieri, di quei momenti gravi e pesanti.

Come uscire dal labirinto? Partendo dalle piccole cose. Io l’ho imparato da chi ho incontrato, da voi che insieme a me avete provato a farlo. Da L. che ha ricominciato a curarsi i capelli, da F. che una volta alla settimana si vedeva un film selezionato con cura, da V. che ha ricominciato a bere una birra con gli amici, da L. che si è iscritta a Yoga online, da S. e L. che hanno prenotato una vacanza per avere del tempo per loro. Momenti per loro, gesti per loro, per voi, per me, per ognuno. Futilità? Da un certo punto di vista sì, ma da un altro hanno un valore immenso: quello della resilienza, dell’amore a sé e agli altri, quello del dono. Così queste persone sono riuscite ad affrontare lutti improvvisi, malattie, separazioni, solitudini inaspettate, crisi laceranti.

Ecco! Tirato al massimo l’elastico può prendere il volo mentre le sue parti si riavvicinano. Se penso a me e alla mia famiglia è andata proprio così. E sapete a cosa stavo pensando? Che solo dopo essere stata tirata per la mia massima estensione ho goduto veramente di ogni piccola parte di questo elastico. Allora ieri ho comprato un bellissimo elastico di tessuto fatto a mano, di quelli che hanno anche un nastro lungo per farci un fiocco. Ha dei colori sgargianti. Frivolo? Inutile? Forse. Ma per me significa molto di più. Non voglio dimenticare nulla: il buio, la fatica, il dolore, l’attesa del meglio, la gioia, il sollievo e quella sottile, costante, tensione quasi quotidiana. Allora custodisco tutto: stringo, allargo e poi ci faccio un bel fiocco.

Vi auguro di poter godere di questo volo nelle emozioni più buie e più dure per potervi poi riavvicinare alla parte più calda di voi, di chi amate e delle vostre preziose piccole cose. E se avete bisogno di compagnia per un pezzo di strada, io ci sono.


Buon riposo o buona frenesia o entrambe le cose!

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